È uno dei problemi più diffusi, e spesso ingiustamente sottovalutato, della società occidentale, caratterizzata spesso dal facile accesso alle cure farmacologiche e, talvolta, all’ipermedicalizzazione. Si tratta dell’antibiotico resistenza, un fenomeno che, come evidenziato da numerosi studiosi sta diventando addirittura drammatico, con previsioni secondo cui, se le resistenze dovessero continuare ad aumentare come in questi ultimi anni, nel 2050 la mortalità potrebbe superare i 10 milioni di individui.
Il risultato sarebbe, quindi quello di una regressione a una sorta di era ‘preantibiotica’ con tutte le drammatiche conseguenze del caso.
Il punto è che la resistenza agli antibiotici è il risultato di numerosi errori evidenziatisi nella gestione di questa tipologia di farmaci nel corso degli anni. Errori nelle prescrizioni mediche ad esempio, quando si somministrano per semplici raffreddori o patologie virali questi farmaci che, come è noto, non hanno alcune efficacia sui virus.
La situazione è così rilevante che anche il Ministero della Salute le ha dedicato ampio spazio, con la volontà di sensibilizzare la cittadinanza a un problema sempre più diffuso.
Al netto di ogni considerazione, va rilevato anche che molto spesso gli antibiotici, anche quando prescritti correttamente, vengono assunti dai pazienti in maniera non corretta (magari con interruzioni a metà della cura non seguendo le indicazioni dello specialista) o, peggio, vengono ‘autoprescritti’ e presi quindi senza alcuna indicazione clinica “Se un antibiotico deve essere preso due volte al giorno – ci spiegano i medici – vuol dire puntualmente ogni 12 ore così da consentire la presenza della molecola con un’azione efficace nel tessuto o fluido biologico dove è localizzata l’infezione”.
Venendo all’ambito odontoiatrico, dove gli antibiotici sono usati sia in caso di processi infettivi acuti, come un ascesso dentale o parodontale, che in profilassi, cioè per prevenire le infezioni quando si eseguono interventi chirurgici che potrebbero consentire l’ingresso nel circolo sanguigno di un gran numero di batteri presenti nel cavo orale, è logico che il problema dell’antibioticoresistenza sia una realtà concreta che il dentista deve affrontare di volta in volta con grande attenzione. “Nei casi di infezione acuta in ambito odontoiatrico ad esempio – conclude il dott. Fausto Fiorile – l’Odontoiatra prescrive generalmente una terapia in base all’esperienza; viene fatta in pratica una scelta clinica in maniera ragionata. L’antibiotico viene scelto facendo una valutazione in merito a quali batteri potrebbero essere responsabili di quel tipo di infezione. Si deve fare una sorta di “antibiogramma mentale”, ossia pensare a quali antibiotici potrebbero essere attivi su quelle specie batteriche e scegliere il farmaco che si ritiene più valido”.
Affidarsi alle cure di un odontoiatra esperto, capace cioè anche di affrontare in maniera corretta ed empirica, il problema del paziente, significa anche non esporsi a sviluppare antibioticoresistenza nel futuro.
Di seguito alcuni link utili per approfondire il tema dell’antibioticoresistenza
https://www.aio.it/blog/tag/antibioticoresistenza/
http://www.odontoiatria33.it/cronaca/18708/aio-contro-l-uso-eccessivo-di-antibiotici.html
Antibiotico-resistenza, Aio aderisce alla campagna #menoemeglio
http://www.salute.gov.it/portale/p5_1_2.jsp?lingua=italiano&id=219
https://www2.dentalclub.it/resistenze-batteriche-sondaggio-europeo-rivolto-a-odontoiatri-aio-in-prima-linea/