Nel raccontare la storia dell’odontoiatria, non si può trascurare il fatto che, tra il 500 e il 300 a.C., sia Ippocrate (medico, geografo e aforista greco, considerato il padre della medicina, di cui rivoluzionò il concetto gettando le basi di quella che, grazie a lui divenne una vera professione) che Aristotele dissertassero di odontoiatria parlando di dentizione, cura della carie e delle malattie gengivali.
Ippocrate e Aristotele scrissero di odontoiatria, descrivendo l’eruzione dei denti, il trattamento dei denti cariati e delle malattie gengivali, le estrazioni tramite pinze e parlando di altre metodiche utilizzate, ad esempio per la stabilizzazione dei denti mobili o per curare le fratture mandibolari.
Un secolo prima della nascita di Cristo, il medico romano Celso, autore del trattato “De medicina”, scrisse a proposito di igiene orale, stabilizzazione dei denti mobili, e a proposito di trattamento del dolore dentale e delle fratture dei mascellari.
Agli Etruschi (tra il II e III secolo d.C.), dobbiamo le prime testimonianze di protesi dentali, realizzate utilizzando corone e ponti fissi in oro. Si trattava di interventi che ancora oggi stupiscono per la loro precisione e robustezza. L’uso che veniva fatto delle protesi, diversamente da quanto possiamo concepire oggi (con le sole eccezioni dei rapper americani, ndr) era spesso legato all’estetica, e spesso rappresentava una sorta di ostentazione legata all’elevato ceto sociale di coloro che potevano, appunto, permettersi il lusso di avere una dentatura d’oro.
Ovviamente, la perizia degli Etruschi nella produzione di protesi dentarie, trovava il suo perfetto utilizzo nella risoluzione di patologie dentali provocate da carie o da eventi traumatici.
Ancora oggi è possibile ammirare la perfezione dei manufatti Etruschi nel più importante museo italiano dedicato a questa antica civiltà che si trova a Populonia, sul Golfo di Piombino, in provincia di Livorno.